Legal design

Il legal design è una metodologia che punta a rendere comprensibile la comunicazione tra professionista e cliente, ma per chiarire bene il concetto dobbiamo partire dall’inizio, ovvero da una tendenza che si sta ormai facendo strada in ambito aziendale e professionale e che consiste nell’applicare al mondo del lavoro il cosiddetto design thinking. Cosa significa? Una definizione esaustiva di questo approccio innovativo ci viene data da Tim Brown, CEO di IDEO:

Design thinking is a human-centered approach to innovation that draws from the designer’s toolkit to integrate the needs of people, the possibilities of technology, and the requirements for business success.

Quando il Design Thinking approda nell’ambito giuridico, prende il nome di Legal Design. E proprio di questo vediamo gli aspetti più importanti e innovativi, sia per chi fornisce il servizio, sia per il cliente che lo riceve.

Nuove figure professionali nel legal design

In questo sistema complesso, nuove figure professionali si affiancano a giuristi e avvocati nell’interazione con il cliente al fine di rendere più chiaro e trasparente il linguaggio giuridico a chi non lo padroneggia. Ecco allora il visual designer, che mette a disposizione la sua competenza tecnologica per trasformare il testo di legge in qualcosa di semplice, come un fumetto, un grafico, una mappa concettuale, un disegno, conferendo alla norma o al contratto un aspetto più accattivante, da una parte, e più comprensibile, dall’altra.

Come da ogni fornitore di servizi, dal proprio avvocato il cliente si aspetta chiarezza, empatia e trasparenza. Non è casuale che al Considerando 39 del GDPR si precisa quanto segue:

Il principio della trasparenza impone che le informazioni destinate al pubblico o all’interessato siano concise, facilmente accessibili e di facile comprensione e che sia usato un linguaggio semplice e chiaro, oltre che, se del caso, una visualizzazione.

Tutto ciò non significa banalizzare, tutt’altro, significa personalizzare ad hoc ciò che vogliamo comunicare al nostro cliente, in modo da renderlo effettivamente partecipe e consapevole delle scelte che deve affrontare.

La migliore comprensione promuove e rinforza la fiducia, nei confronti del professionista, dal quale il cliente si sente realmente rassicurato e accompagnato.

Il legal design, pertanto, è una metodologia che aiuta il professionista a ristrutturare le informazioni, a rendere la comunicazione facile e morbida, abbinando l’estetica alla logica, la fantasia all’aspetto pratico.

Un esempio significativo è offerto dal sito del Legal Design Lab di Stanford, al quale lavora un team guidato da Margaret Hagan, ove è possibile accedere a numerosi workshop gestiti con questo sistema, che fonde design attento ai bisogni umani, tecnologia e aspetto giuridico, per creare servizi innovativi.

Con una metafora, potremmo dire che il legal design è come una cassetta degli attrezzi, che consente al cliente di aprire una porta blindata che gli impedisce l’accesso alla propria abitazione.

Il legal design consente di riportare al centro il cliente, aiutandolo ad aprire quella porta costituita da un labirinto di migliaia di leggi che l’avvocato padroneggia, ma che deve, altresì, rendere accessibile al cliente con un linguaggio comprensibile.

E ciò è consentito, tornado all’esempio precedente, proprio dal contenuto della nostra “cassetta”: tecnologia avanzata, empatia, coerenza di comunicazione, stile, uniti ovviamente alla competenza giuridica. La porta in questo modo si apre, incomprensioni e misunderstanding vengono chiariti.

Risolvere conflitti, ascoltare, sostenere il brand del cliente: sono gli obiettivi che deve porsi l’avvocato di oggi.

Il Legal Design può facilitare tutto questo, favorendo una comunicazione innovativa ed efficace.