tutela proprietà intellettuale

Cos’è la proprietà intellettuale

Con il termine proprietà intellettuale si indica un sistema di tutela giuridica dei beni immateriali frutto dell’attività creativa e inventiva dell’uomo, come le opere artistiche e letterarie, le invenzioni industriali e i modelli di utilità, il design e i marchi.

Si tratta dunque di un insieme di principi giuridici volti a tutelare un vantaggio competitivo realizzato da chi ha creato qualcosa di innovativo, consentendogli di sfruttare tale innovazione in una sorta di regime di monopolio.

In Italia possiamo distinguere tre aree afferenti i diritti di proprietà intellettuale:

  • le opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore (copyright): opere letterarie e artistiche, musica, programmi televisivi, software, banche dati, disegni architettonici, creazioni pubblicitarie e prodotti multimediali;
  • la proprietà industriale: invenzioni e brevetti, marchi, disegni e modelli industriali, nuove varietà vegetali e indicazioni geografiche;
  • le strategie commerciali: segreti industriali e commerciali, know-how.

Come si tutela la proprietà intellettuale

I beni immateriali sono tutelati in forza di specifici diritti di proprietà intellettuale (DPI) riconosciuti dagli ordinamenti giuridici nazionali, trattandosi di “diritti territoriali”, la cui diffusione a livello internazionale è avvenuta grazie all’attività dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (OMPI), agenzia delle Nazioni Unite che promuove la protezione di tali diritti nel mondo.

La forma di tutela dipende dalla tipologia di bene giuridico protetto:

  • brevetti: consentono di impedire a terzi di realizzare, utilizzare e/o vendere un’invenzione per un certo periodo di tempo, previo deposito e pubblicazione di un’apposita domanda;
  • marchi: proteggono il segno distintivo di un prodotto o servizio, impedendo a terzi di utilizzare segni identici o simili con essi confondibili, previa registrazione di un marchio valido;
  • diritto d’autore (copyright): tutela un’opera dell’ingegno, impedendo a soggetti non autorizzati dall’autore di utilizzarla e sfruttarla, anche economicamente. L’opera è protetta nel momento in cui viene ad esistenza, senza necessità di depositi o registrazioni.

Per il deposito di un brevetto o la registrazione di un marchio, in Italia ci si può rivolgere all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM), ufficio posto sotto il controllo e la responsabilità del Ministero dello Sviluppo Economico. Per coloro i quali, invece, operano in più di un paese dell’Unione Europea vi è la possibilità di tutelare l’invenzione o il segno distintivo attraverso procedure unificate di deposito o registrazione, presso l’EPO (Ufficio Europeo dei brevetti) e presso l’EUIPO (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale). Oltre al brevetto europeo e al marchio dell’Unione Europea, nel 2019 si stima entrerà in vigore la nuova procedura per il deposito del brevetto europeo con effetto unitario, o più sinteticamente “brevetto unitario”. Questo sarà rilasciato sempre dall’EPO e consentirà di ottenere contemporaneamente la protezione brevettuale in tutti i paesi UE aderenti, a fronte del pagamento di un’unica tassa.

Il brevetto unitario potrà essere operativo solo dopo l’entrata in vigore dell’Accordo internazionale sul Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB).

Quale è la situazione della tutela della proprietà intellettuale in Italia?

Secondo l’indice internazionale sulla tutela dei diritti della proprietà intellettuale (IPRI – International Property Rights Index), la tutela della proprietà intellettuale in Italia si posiziona solo al 50° posto nella classifica dei 125 paesi rappresentati nella ricerca del 2018.

La top ten di questa speciale classifica vede in testa la Finlandia (che nel 2017 era seconda), seguita da Nuova Zelanda, Svizzera, Norvegia, Singapore, Svezia, Australia, Olanda, Lussemburgo, Canada.

Il grado di protezione dei diritti di proprietà intellettuale viene misurato monitorando, per ogni nazione, il sistema politico e giuridico, tenendo conto di una serie di parametri che vanno dal grado di indipendenza della magistratura, alla stabilità politica del paese, al controllo sulla corruzione.

Se consideriamo che al 49° posto si posiziona il Botswana e subito dopo il “bel paese” (ovvero al 51° posto) troviamo la Jamaica, ci si rende conto di quanto lavoro debba essere fatto nel nostro Paese per un’effettiva tutela degli investimenti, della ricerca e dell’innovazione. Il tema è evidentemente strategico, come ricorda in appendice lo stesso report 2018 dell’IPRI: “Il nuovo modo di produrre ricchezza, per favorire il progresso delle nazioni e la prosperità delle loro società, si affida sempre meno alle risorse naturali e più al conseguimento dell’istruzione e al capacità degli ambienti scientifici e tecnologici di inventare e innovare”.